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Banche pronte a muovere, per acquisire le cessioni del credito ma con riserva di conoscere dall’ Agenzia delle Entrate i dettagli tecnici delle operazioni.
Questa la risposta di Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banca Carige e Bnl a un primo giro di consultazioni .
La compensazione del credito è prevista nei cinque anni e in un periodo Covid, può non essere semplice da realizzare.
È quindi notizia importante perché la riuscita del superbonus si basa proprio sulla disponibilità di banche, utility, Esco, assicurazioni, imprese e di altri soggetti, ad acquisire le cessioni del credito fiscale dai proprietari. Solo così sarà possibile rendere liquido il pagamento alle imprese dei lavori eseguiti e rendere sostenibili gli interventi.

PRIMO TROVARE I SOLDI
Nella formulazione dell’Articolo 121 del Decreto Rilancio si parla di “cessione”.
Nella relazione di commento di “successive cessioni” e sarebbe bastato questo a far nascere dubbi circa la nascita di un mercato secondario dei crediti ceduti, realizzato attraverso le piattaforme di interscambio.
Il provvedimento dell’ Agenzia delle Entrate e i passaggi parlamentari di conversione in legge sono fondamentali, perché il processo si attivi.
Certo che, per edifici di medie dimensioni, il complesso degli interventi assommi a non meno ad un milione di euro ad edificio.
Unicredit, tra le più attive nel mercato dell’Ecobonus, ha confermato, di aver «erogato, nei mesi precedenti al lockdown, circa 171 finanziamenti (…) per un importo totale di 39 milioni di euro». E che l’intesse c’è ancor più in futuro.
Sul plafond disponibile, comunque, tutti abbottonati.

LA PROROGA NECESSARIA
Si può ben capire l’enorme necessità di risorse che verrà messe in moto dal Rilancio, se nella sua forma conclusiva, darà certezza agli investitori ed anche alle imprese, di poter ottenere liquidità senza dover ricorrere ai finanziamenti individuali.
Solo se il rischio finanziario sarà ragionevole, il dieci per cento d’utile per anticipare ad oggi i crediti fiscali esigibili in cinque anni potrà essere remunerativo.
Un anno in più ci vuole: nessuno altrimenti inizierà lavori di tale ampiezza, con il rischio di non poterli concludere.
E siccome il bonus spetta, tra l’altro, solo se l’intervento consegue l’abbassamento di due classi delle prestazioni energetiche dell’edificio, non concludere i lavori, comprometterebbe l’intera detrazione e di conseguenza anche la cessione alle banche del credito fiscale.